Chirurgia estetica
La blefaroplastica è eseguita per ridurre l’eccesso cutaneo e/o le borse palpebrali.
Non tutti i pazienti hanno necessità di rimuovere sia la cute che gli eccessi di grasso (borse). In molti casi è necessario solo una delle due cose.
Non tutte le rughe o pieghe della cute intorno agli occhi possono essere rimosse. Il risultato di un intervento di chirurgia plastica è determinato da un numero variabile di fattori quali le condizioni fisiche del viso, la presenza o l’assenza di adipe, l’età relativa della cute, la quantità e la qualità delle rughe presentì, la struttura ossea sottostante e le influenze ormonali.
L’operazione può essere eseguita sia in anestesia locale che, eventualmente, in locale con sedazione.
La palpebra inferiore: l’incisione è eseguita sulla palpebra inferiore a circa 2 mm dal margine ciliare parallela al margine palpebrale e si prolunga leggermente oltre il canto esterno curvando in qualche ruga per circa 1 cm. La cute viene scollata delicatamente dai tessuti sottostanti. La quantità appropriata di grasso peribulbare in eccesso viene rimosso; se necessario, viene asportato l’eccesso cutaneo e quindi la cute viene suturata con fili molto sottili.
La palpebra superiore: prima che le incisioni vengano eseguite sulla palpebra superiore, viene valutato e disegnato l’eccesso cutaneo. Il disegno viene eseguito in modo che la cicatrice finale possa cadere in una normale piega cutanea quando l’occhio è aperto. Nella regione del canto esterno l’incisione curva leggermente verso l’alto. La quantità di cute stabilita viene rimossa insieme a una striscia sottile di muscolo orbicolare. Una quantità adeguata di adipe in eccesso viene asportata e la cute viene chiusa con materiale di sutura molto sottile.
Dopo l’intervento e per le prime 24 ore sarà applicata sugli occhi una medicazione leggera e delle compresse fredde che verranno cambiate frequentemente.
Le complicanze sono rare. Occasionalmente vi potrà essere la formazione di un ematoma (accumulo di sangue al di sotto delle ferite).
Le infezioni sono veramente rare. Occasionalmente la palpebra potrà essere leggermente stirata lontana dal globo oculare. Questo può essere causato da un’anormale guarigione delle cicatrici profonde. Questo problema è generalmente temporaneo ma potrebbe richiedere una correzione chirurgica in un tempo successivo.
L’otoplastica è un’operazione di chirurgia estetica mirata a correggere gli inestetismi degli orecchi, come le cosiddette orecchie a sventola, quelle malformate o quelle troppo grandi e sproporzionate.
L’operazione consiste, di fatto, in un rimodellamento della cartilagine di entrambi i padiglioni auricolari.
ORECCHIO ESTERNO
LE ORECCHIE A SVENTOLA
Le cosiddette orecchie a sventola (o sporgenti) sono considerate, al pari per esempio del naso aquilino o del mento sporgente, delle caratteristiche anatomiche ereditarie, in quanto è più comune riscontrarle tra membri della stessa famiglia.
Nella individui con orecchie normali, l’angolo tra padiglione auricolare e processo mastoideo dell’osso temporale misura tra i 20 e i 30 gradi; nelle persone con orecchie a sventola, tale angolo supera i 30-35 gradi.
I padiglioni auricolari sono tra le prime strutture anatomiche del corpo a raggiungere, già in giovane età, la dimensione finale: al quinto anno di vita, infatti, il loro sviluppo può considerarsi ultimato.
In questo arco di tempo, si forma il definitivo tessuto cartilagineo.
Negli adulti, l’otoplastica è considerata un intervento di chirurgia ambulatoriale, in quanto si esegue in anestesia locale e non richiede il ricovero ospedaliero post-intervento.
Otoplastica mediante incisione
- Otoplastica senza incisione, oincision less
Figura: sede d’incisione sul padiglione auricolare ed esempio di suture interne sulla cartilagine. Dal sito www.carolinafacialplasticsurgery.com
L’otoplastica mediante incisione è la metodica più praticata e si realizza nel seguente modo.
Praticando un taglio verticale nella parte posteriore del padiglione auricolare, il chirurgo può rimodellare l’orecchio secondo quanto pianificato a inizio intervento. Il rimodellamento prevede sezioni, asportazioni di materiale cartilagineo, riposizionamenti ecc. Tutti questi ritocchi vengono saldati e mantenuti in posizione da suture interne, le quali non vengono più rimosse, a patto che non insorgano complicazioni.
Vantaggi: ampio margine di rimodellamento.
- Svantaggi: richiede un’incisione, che può lasciare cicatrici evidenti, nonostante sia in un posto nascosto del capo (dietro l’orecchio)
L’otoplastica incisionless è una metodica innovativa, messa a punto per evitare di incidere il padiglione auricolare e provocare così cicatrici evidenti.
L’intervento si realizza applicando, con un ago, delle suture interne che migliorano le deformità delle orecchie. Non viene eliminato alcun materiale cartilagineo, ma vengono applicate soltanto delle suture correttive permanenti.
Il tutto si esegue sotto la cute, quindi l’aspetto esterno appare normale.
Vantaggi e svantaggi dell’otoplastica incisionless
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- Svantaggi: limitato margine di rimodellamento, in quanto non si elimina cartilagine, ma ci si affida soltanto a delle suture interne correttive.
Durante le prime 48 ore successive all’otoplastica, è bene rimanere a completo riposo.
Trascorso quest’arco di tempo, si può tornare gradualmente alle classiche attività quotidiane, evitando sforzi eccessivi e tutte quelle situazioni potenzialmente rischiose.
Il bendaggio protettivo, applicato al termine dell’otoplastica con incisione, deve essere mantenuto per qualche giorno, in genere non più di una settimana. Dopodiché, l’unica protezione consigliata è una fascia delicata, da applicare attorno alla testa, per 3-6 settimane, allo scopo di proteggere le orecchie durante la notte. Se è possibile, in questo spazio di tempo, sarebbe meglio dormire con la testa sollevata o, quanto meno, senza appoggiarsi su un lato.
È normale avvertire dolore, formicolio e senso d’intorpidimento all’orecchio, così come è normale notare dei lividi e degli arrossamenti nelle zone interessate dall’intervento di otoplastica.
La mastoplastica additiva, più è l’intervento maggiormente richiesto in chirurgia estetica. La mastoplastica additiva consente di modificare la forma e le dimensioni di un seno troppo piccolo o di correggere un’asimmetria mammaria migliorando l’armonia del corpo e il proprio senso di autostima. rende più proporzionato e voluminoso il proprio seno rispetto al corpo, ridando forma e volume ad un seno che si è sciupato con la gravidanza e l’allattamento può correggere un’asimmetria mammaria, cioè migliorare una differenza di volume tra le due mammelle.
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LE PROTESI
La scelta delle protesi è una fase molto delicata ed importante che condiziona fortemente il risultato finale dell’intervento..
Attualmente esistono in commercio diverse tipologie di protesi che si differenziano per forma, superficie e contenuto.
Le protesi possono avere forma rotonda o con profilo anatomico (a goccia). Le prime sono più indicate per pazienti il cui seno presenta una forma armonica e desiderano un aumento di volume moderato o per quelle donne che a seguito di una o più gravidanze hanno un seno “svuotato” e/o cadente, mentre le protesi con profilo anatomico sono indicate per donne con pochissimo seno o che desiderano ottenere un effetto molto naturale. Alcune protesi, inoltre, offrono diversi gradi di proiezione (basso, medio e alto) a seconda del grado di proiezione che la paziente intende ottenere. Esternamente, le protesi mammarie possono avere una superficie liscia o rugosa (protesi lisce o testurizzate). Le protesi a superficie liscia hanno un involucro leggermente più morbido e poco percepibile al tatto anche quando vengono posizionate sotto la ghiandola mammaria. Leprotesi testurizzate sono invece un po’ più rigide al tatto, ma vengono preferite da molti chirurghi in quanto vanno incontro a minore “rigetto” (contrattura capsulare).
Le protesi sono costituite da un involucro esterno di silicone e da un contenuto interno che può essere di gel di silicone o di soluzione fisiologica. Il gel di silicone è un materiale altamente coesivo e uniforme che pur avendo la morbidezza e la consistenza propria del tessuto mammario, agisce come una sostanza solida permettendo di evitare, in caso di rottura accidentale dell’impianto, la migrazione e la dispersione del suo contenuto all’interno della regione mammaria.
Le protesi con gel di silicone sono disponibili in tre diversi gradi di coesività (morbido, leggermente denso e molto denso) al fine di garantire il massimo livello di resistenza, sicurezza e confort. Le protesi con soluzione fisiologica sono meno usate, ma altrettanto funzionali in quanto sono dotate di un tubicino di riempimento rimovibile che permette al chirurgo di modificare, nei sei mesi successivi all’intervento, la dimensione della protesi attraverso il riempimento o lo svuotamento della quantità di soluzione contenuta al suo interno.
La chirurgia di aumento del seno è una procedura chirurgica abbastanza semplice che dà in genere ottimi risultati, di grande soddisfazione sia per la paziente che per il chirurgo che la esegue.
Una possibile complicanza della mastoplastica additiva è la cosiddetta contrattura capsulare (o “rigetto della protesi”) che deriva dalla reazione dell’organismo all’introduzione di un corpo estraneo. La contrattura capsulare consiste nella formazione di una cicatrice (o “capsula”) tutto intorno alla protesi che può, col tempo, provocare dolore e compromettere il risultato estetico dell’intervento. Raramente si possono verificare infezione, ipersensibilità o iposensibilità dell’areola o del capezzolo, dislocazione della protesi o formazione di pliche cutanee intorno all’impianto
SCELTA PROTESI E TECNICA
il chirurgo, d’accordo con voi, sceglierà la tipologia di protesi da utilizzare per l’intervento di mastoplastica, la via di accesso più indicata (periareolare, dal solco sottomammario o dalla via ascellare) e il posizionamento corretto dell’impianto (sottoghiandolare, dual plane o sottomuscolare). A seconda della forma del seno che il chirurgo plastico vuole ottenere si può scegliere una protesi rotonda oppure una protesi con profilo anatomico o a goccia.
Le vie di accesso maggiormente utilizzate nella chirurgia di aumento del seno sono dall’areola, dal solco sottomammario oppure dalla regione ascellare. Le incisioni sono poco visibili in quanto rimangono nascoste, rispettivamente, lungo il contorno dell’areola o nelle pieghe cutanee dell’ascella o della mammella. Le protesi mammarie possono essere posizionate al di sotto del muscolo grande pettorale oppure al di sotto della ghiandola mammaria o con tecnica dual plane
L’intervento di mastoplastica additiva avviene mediante l’inserimento di protesi mammarie al di sotto della ghiandola mammaria o del muscolo grande pettorale o con la tecnica del dual plane. Il posizionamento della protesi al di sotto della ghiandola mammaria rende più agevole il lavoro del chirurgo, ma ha lo svantaggio di rendere più palpabile e visibile la protesi e più difficile l’esame mammografico. Il posizionamento al di sotto del muscolo grande pettorale, invece, permette di ridurre la visibilità della protesi e il rischio di una contrattura capsulare e di facilitare l’esame mammografico, ma comporta una maggiore durata dell’intervento e del post-operatorio e il rischio di spostamento della protesi verso l’alto. Per ovviare a questi inconvenienti è stata sviluppata una nuova tecnica chiamata Dual Plane che consiste nel posizionare la parte superiore della protesi sotto il muscolo grande pettorale (dove la cute è più sottile e il rischio di palpabilità della protesi è più alto) e la parte inferiore sotto la ghiandola (per ridurre il rischio di spostamento verso l’alto ed ottenere un seno dall’aspetto più naturale). Il posizionamento della protesi al di sotto del muscolo grande pettorale generalmente permette di ottenere un risultato estetico migliore, più naturale e più duraturo riducendo inoltre il rischio di contrattura capsulare che si potrebbe verificare in conseguenza dell’impianto di una protesi mammaria.
Fig.1 Protesi sottoghiandolari
e sottomuscolari.
La mastoplastica additiva viene generalmente eseguita in regime di day-hospital e in anestesia generale senza intubazione (cioè solo con l’ausilio della maschera laringea). Talvolta può essere eseguita anche in anestesia locale con sedazione
L’intervento di mastoplastica additiva dura circa 1 ora e termina con una medicazione costituita da un reggiseno che verrà sostituito dopo qualche giorno.
Nelle 48 ore successive all’intervento di mastoplastica additiva dovrete rimanere a riposo. A partire dal terzo giorno potrete riprendere a svolgere una vita normale evitando però attività faticose, saune, bagni turchi e l’esposizione al sole. Nei primi due giorni potranno verificarsi gonfiore, ecchimosi e indolenzimento nella regione mammaria. Dopo 4-5 giorni potrete riprendere la vostra attività lavorativa se non eccessivamente faticosa. A tre settimane dall’intervento chirurgico riprenderete progressivamente a svolgere tutte le normali attività compresa quella sportiva.
Nel corso degli anni alcuni fattori quali gravidanze, allattamenti, forza di gravità concorrono alla ptosi (abbassamento) della mammella che perde la sua forma, la sua consistenza e diventa cadente.
La mastopessi è quella procedura chirurgica che ridona forma e posizione ad un seno cadente; almeno temporaneamente. Quando il seno è piccolo, o ha perso di volume (per esempio dopo una gravidanza),la mastopessi può essere associata a una mastoplastica additiva.
Le migliori candidate all’intervento di mastopessi sono le pazienti che hanno aspettative realistiche dei risultati e che hanno il seno di piccole dimensioni. In questo caso infatti le cicatrici possono essere di dimensioni minori. Spesso l’intervento viene richiesto dopo una gravidanza, ma se la paziente pensa di avere ancora delle gravidanze è preferibile posporre l’intervento chirurgico perché in seguito all’aumento di volume e alla seguente atrofia post-gravidica verrebbe vanificato il primo intervento.
Seni di maggiori dimensioni devono aspettarsi una più breve durata del risultato nel tempo.
L’intervento di mastopessi è un intervento importante, prevede una procedura lunga e come tutti gli interventi presenta complicanze generiche e specifiche associate ad esso. Tra le complicanze generiche ricordiamo: sierosi, ematomi, infezioni. Tra quelle specifiche: la riduzione o perdita di sensibilità del complesso areola-capezzolo.
La mastopessi, a seconda del grado di ptosi mammaria e quindi della tecnica che può essere utilizzata, lascia in ogni caso delle cicatrici permanenti ed evidenti, che vengono comunque nascoste in un reggiseno o in un costume da bagno. Può talvolta verificarsi una non omogeneità di dei due complessi areola-capezzolo. Una scadente cicatrizzazione, sia nella durata che nella qualità è molto comune nelle pazienti fumatrici.
L’intervento di mastopessi è simile a quello di riduzione mammaria e richiede da 1 ora e mezza a tre ore a seconda della grandezza del seno. Le tecniche sono varie e le incisioni variano da semplici periareolari a pari-areolare più verticale sino a quelle a “T” invertita a seconda sempre della grandezza del seno. Tubicini di drenaggio possono essere utilizzati in alcuni casi e rimossi pochi giorni dopo l’intervento.
Alcune pazienti, come quelle che hanno un seno di piccole dimensione e quindi con una ptosi molto ridotta, possono essere sottoposte a procedure chirurgiche che prevedono cicatrici ridotte. La più frequentemente utilizzata tra queste tecniche è quella che prevede la rimozione della cute in eccesso ed il riposizionamento in alto del complesso areola-capezzolo mediante la sola cicatrice peri-areolare.
La protesi mammaria viene eventualmente inserita sempre attraverso lo stesso accesso necessario alla correzione della ptosi.
Tutte le metodiche prevedono un bendaggio particolare che viene mantenuto per le prime 48 ore.
La mastopessi viene generalmente eseguita in Anestesia Generale.
Dopo l’intervento la paziente indosserà un reggiseno conformato per 4 settimane. Le prime due giorno e notte, le seconde 2 soltanto di giorno.
Dopo l’intervento è lecito attendere la comparsa di un edema che tende a scomparire in 4-6 settimane. Il dolore è molto modesto, ben controllabile con i farmaci e lascia rapidamente il posto ad un fastidio. I primi punti di sutura vengono rimossi in 7° giornata, gli ultimi in terza settimana. E’ normale avere una ridotta sensibilità del complesso areola-capezzolo ed anche di un lato rispetto a quello contro laterale che tende a risolversi spontaneamente nello spazio di alcuni mesi. In alcuni casi può richiedere anche un anno o più e raramente può essere definitiva.
Bisogna ancora una volta ricordare come le cicatrici di questo intervento siano estese e permanenti e che occorrono molti mesi prima che tendano a migliorare e ad essere meno evidenti, potendo talvolta diventare delle sottili linee bianche.
L’addominoplastica è uno degli interventi di chirurgia estetica più richiesti
Si tratta di un intervento chirurgico per il rimodellamento della parete addominale, consistente nell’asportazione di cute e tessuto adiposo in eccesso e nel rafforzamento della parete muscolare qualora sia presente una diastasi dei muscoli retti, ovvero un allontanamento delle due fasce dei muscoli addominali che vengono riavvicinate e suturate
Rischi e controindicazioni
Le controindicazioni dell’addominoplastica sono le stesse che per qualsiasi altro intervento di chirurgia estetica; per quanto riguarda le pazienti di sesso femminile, invece, prima di programmare l’intervento è necessario considerare l’eventualità di una gravidanza: perché l’aumento di peso e il rilassamento cutaneo dovuto alla gravidanza alterare i risultati
Prima di procedere all’intervento, il chirurgo effettua una visita per stabilire lo stato di salute del paziente. A partire da una settimana prima dell’intervento, è necessario smettere di prendere farmaci che possano causare sanguinamento (ad es. l’aspirina) o che possano aumentare il rischio di trombosi (es. pillola anticoncezionale) a meno che non sia concordato con il medico. È inoltre consigliato ai pazienti di smettere di fumare o almeno ridurre il numero di sigarette, in modo da non influire negativamente sulla guarigione e sulla cicatrizzazione.
I rischi sono quelli legati all’anestesia e alla possibilità di un’infezione, necrosi, raccolta di sangue o siero. Raramente è possibile che si verifichi una trombosi agli arti inferiori, con conseguenze anche piuttosto gravi..
L’addominoplastica dura da 1 a 3 ore, in base alla quantità di pelle da asportare, alla necessità di intervenire sui muscoli e all’eventuale liposuzione da abbinare. In base alla zona dell’addome in cui è presente il rilassamento, è possibile ricorrere all’addominoplastica completa o a quella parziale, detta anche mini addominoplastica: quest’ultima è indicata nei casi in cui il rilassamento interessi soltanto la porzione sotto ombelicale dell’addome, e consente di ottenere risultati estetici apprezzabili con una sola cicatrice, invece delle tre che si hanno nell’addominoplastica completa.
Nel caso in cui vi sia una diastasi dei muscoli retti, ovvero un allontanamento delle due fasce dei muscoli addominali, il chirurgo provvederà a riavvicinarle e a suturarle. Questa è un’eventualità più frequente nelle pazienti di sesso femminile, in cui la diastasi si ha come effetto della gravidanza.
Prima dell’intervento il chirurgo disegna sull’addome del paziente il contorno della cute da eliminare, poi si procede all’anestesia e alla disinfezione dell’addome. Se necessario, la prima parte dell’intervento consiste nell’aspirazione dell’adipe in eccesso, che facilita anche il successivo scollamento della cute dalla parete addominale.Successivamente si prosegue con le incisioni, due nel caso dell’addominoplastica completa e una nel caso della mini addominoplastica. Nel primo caso, si ha un’incisione tra le due creste iliache a livello del pube e una intorno all’ombelico; nel caso della mini addominoplastica invece si effettua soltanto la prima incisione.
Si procede poi allo scollamento della cute dalla parete addominale, che può arrivare anche fino all’altezza dello sterno. Se necessario, in questa fase viene effettuata una sutura tra le due fasce dei muscoli retti per riavvicinarle. Si rimuove poi la cute in eccesso, tirandola da entrambi i lati, e se necessario si riposiziona l’ombelico.
Nel caso della mini addominoplastica, invece, l’ombelico viene mantenuto nella sua posizione e la cute viene rimossa soltanto dalla parte inferiore dell’addome; ciò consente di evitare un ampio scollamento della cute e di minimizzare le cicatrici, ma rende molto più difficile risolvere la diastasi dei muscoli retti. Dopo la rimozione della cute in eccesso si ha la sutura e l’inserimeno di due drenaggi per raccogliere gli eventuali liquidi che fluiranno dalla parete addominale. L’addome viene infine avvolto in un bendaggio elastico che il paziente dovrà tenere per 10-14 giorni, indossando anche una pancera contenitiva.
Dopo qualche giorno dall’intervento verranno rimossi i drenaggi, e successivamente dopo circa una settimana verranno tolti anche i punti. Inizialmente le cicatrici appariranno rosse, ma con il passare del tempo diventeranno chiare e piatte, quasi invisibili e comunque per lo più coperte da un indumento intimo.
È importante considerare che dopo l’intervento sarà necessario stare a riposo per almeno due settimane: si consiglia dunque di programmare l’intervento tenendo conto di questa necessità, oltre a quella del ricovero che sarà di 2-3 giorni.
La stabilizzazione del risultato avviene dopo 3-6 mesi dall’intervento, anche bisogna tenere in considerazione che le cicatrici dell’addominoplastica sono piuttosto lunghe e visibili e non si cancelleranno mai del tutto, pur rimanendo nascoste dagli indumenti intimi
La liposuzione è una tecnica chirurgica che consiste nell’asportazione di parte del tessuto adiposo sottocutaneo attraverso una cannula aspiratrice. Si tratta di uno degli interventi di chirurgia plastica più richiesti. Si applica in molti casi per risolvere un problema di cellulite. La liposuzione consente di scolpire il corpo rimuovendo depositi di grasso non desiderati da aree specifiche come l’addome, i fianchi, i glutei, le cosce, le ginocchia, gli arti superiori, il mento e il collo.
La liposcultura è un’evoluzione della liposuzione in quanto utilizza delle microcannule per “scolpire” aree molto selezionate del corpo. Sebbene la chirurgia del rimodellamento corporeo non sia un sostituto della dieta e dell’esercizio fisico, la liposuzione e la liposcultura consentono di rimuovere adiposità localizzate che non possono essere eliminate in altri modi- E’ indicata in pazienti che hanno una discreta forma fisica e una cute compatta ed elastica ma presentano delle adiposità localizzate in alcune aree del corpo che non è possibile eliminare né con la dieta né con l’esercizio fisico.
La liposuzione consiste nell’aspirare, tramite microcannule di metallo collegate ad un aspiratore, tessuto adiposo. L’intervento può essere eseguito in anestesia locale, se le aree da aspirare sono piccole e limitate, in anestesia tronculare o peridurale, se le zone anatomiche sono un po’ più ampie e sono ben anestetizzabili tramite questa tecnica, oppure in anestesia generale se si tratta di liposuzioni ancora più grandi o molto estese.
Si eseguono delle piccole incisioni tramite le quali viene infiltrata una certa quantità di soluzione di acqua sterile miscelata con un vasocostrittore e anestetico locale (per rendere il risveglio indolore).
L’infiltrazione in generale permette di aspirare l’area in maniera più omogenea e simmetrica. Questa infiltrazione può essere in un rapporto 1:1 (cioè se infiltro un litro di soluzione aspiro poi un litro di grasso) e allora si parla di tecnica “Wet”, oppure può avere un rapporto 2:1 o 3:1 e in questo caso si parla di tecnica “Super Wet”.
La maggior parte dei chirurghi utilizza, per la liposuzione, la tecnica Wet perché permette di comprendere meglio le forme, senza deformare la zona per una eccessiva infiltrazione.
Una volta attesi 10-15 minuti per consentire alle sostanze della infiltrazione di agire correttamente, si esegue una aspirazione che può essere:
- Tradizionale, ancora la più diffusa e la più efficace. Questa tecnica prevede l’utilizzo di cannule metalliche di vario diametro dai 2 mm ai 5 mm collegate ad un aspiratore che genera una depressione di circa 0,6-0,7 bar.
- Tecnica meccanica: prevede l’utilizzo di un manipolo vibrante alla sommità del quale sono collegate delle cannule tradizionali. E’ poco precisa, ma meno faticosa della tradizionale.
- Tecnica ultrasonica:prevede l’utilizzo di cannule che nella loro sommità hanno un trasduttore ultrasonico che facilita la rottura del tessuto adiposo. Questa tecnica viene utilizzata soprattutto per le mega liposuzioni, in quanto con questa metodica si ha una minor perdita di sangue, e questo consente di poter aspirare maggior quantitativo di grasso.
- Tecnica laser: prevede l’utilizzo di una cannula che alla sua sommità ha un trasduttore laser che rompe le cellule del grasso. E’ utilizzata per piccole liposuzioni del collo e delle gambe.
Alla fine dell’intervento chirurgico che può durare dai 10-15 minuti alle 3 ore, l’intervento di liposuzione termina con una fasciatura della zona tramite medicazione adesiva, una guaina apposita e calze compressive.